Omaggio a Sergio Zavoli, giornalista, scrittore e politico italiano.
Alcune delle sue frasi più famose:
“Se è vero che ci sono dei valori che nascono all’interno delle società a seconda del tempo che queste società hanno il destino di vivere, nondimeno ci sono valori che attraversano queste società e che lasciano segni, tracce, destinati a durare perché quei valori hanno un carattere assoluto.”
“Si è perso il contatto con noi stessi: non indugiamo più su noi stessi. E questo dipende molto dalla velocità della comunicazione, che non ci mette più in condizioni di indugiare su nulla.”
“Oggi abbiamo bisogno di capire perché stiamo vivendo un tempo che, per molti versi, non ci piace.”
“All’orgoglio per le cose, non corrisponde quasi mai, o poco, il consenso interiore a ciò che noi viviamo.”
“I fatti figliano fatti, i pensieripensieri, le passioni figliano passioni.”
“Sono uno che, se potesse, scriverebbe ancora con la penna d’oca. Però quello che ha introdotto Internet, ed è in grado di introdurre, la capacità di far conoscere le cose del mondo, l’apertura mentale che offre a chiunque, a me sembra il segno di qualcosa che dovrà nascere di buono. All’inizio le forme della conoscenza sono sempre un po’ spurie, ma poi quando avvengono le grandi selezioni, quando si sedimentano i caratteri della comunicazione e questi assumono anche dei valori, allora la cosa cambia e diventano di grande utilità.”
“La rivoluzione non è più il cambiamento, è la velocità del cambiamento.”
Note bibliografiche
Sergio Zavoli ((Ravenna, 21 settembre 1923 – Roma, 4 agosto 2020).
Due suoi documentari radiofonici sono ricordati per aver vinto il prestigioso Premio Italia, Notturno a Cnosso nel 1953 e Clausura nel 1958.
Dopo il reportage “Nostra padrona televisione” (1994), entrò in politica con il Partito Democratico della Sinistra. Nel 1998, vince il Premio Cimitile con l’opera “Ma quale giustizia?” (Rai Eri – Piemme).
Dal 2001, dopo “Viaggio nella scuola“, è assente dal piccolo schermo.
Le sue ultime fatiche letterarie sono Dossier cancro (1999), Diario di un cronista (2002), e Il ragazzo che io fui (2011) dove racconta la storia della sua vita e un capitolo fondamentale del nostro Paese.
Per lo “straordinario contributo apportato alla causa del giornalismo italiano”, il 26 marzo 2007 la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata gli conferisce honoris causa la laurea specialistica in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, onorificenza che, come osserva Edmondo Berselli, “assomiglia a una tautologia” in quanto Zavoli è senz’altro il più noto giornalista televisivo italiano.