Cellule tumorali immortali

Una scoperta importantissima ha individuato il meccanismo che permette alle cellule tumorali di non morire e diventare “immortali”.

I ricercatori dell’Università di Montreal con avanzate tecniche di microscopia molecolare, hanno trovato la mutazione che fa sì che l’enzima telomerasi resti sempre attivo, consentendo in questo modo alla cellula di continuare a replicarsi “all’infinito”.

L’enzima antietà telomerasi evita che i cromosomi si accorcino sempre di più ad ogni replicazione del DNA e consente alla cellula di continuare a replicarsi.

Gli scienziati grazie alle sofisticate tecniche di microscopia, hanno osservato le singole molecole di telomerasi con marcatori fluorescenti.

Telomerasi e immortalità delle cellule tumorali

Quello che è emerso è che la telomerasi ispeziona in modo continuo le estremità dei cromosomi per verificarne la lunghezza: se i cromosomi durante la fase di replicazione diventano troppo corti, la cellula smette di dividersi ed entra in uno stato di senescenza, quello che provoca l’invecchiamento e la morte della cellula stessa. E’ compito della telomerasi quello di contrastare questo effetto ed aggiungere sequenze di DNA non codificante alle estremità dei cromosomi.

Nelle cellule sane il funzionamento della telomerasi diminuisce naturalmente con il tempo così che la cellula si avvia alla morte, mentre nelle cellule tumorali rimane sempre attivo rendendole immortali; questo fu già scoperto nel 2009 dalle biologhe Elizabeth Blackburn, Carol Greider e Jack Szostak (Nobel per la Fisiologia o Medicina).

Ora i ricercatori di Montreal, fra cui il biochimico Pascal Chartrand, sono riusciti a scovare proprio la mutazione che è alla base di questo malfunzionamento della telomerasi. A causa della mutazione l’enzima rimane senza controllo e riattivandosi nella cellula ha accesso alle estremità dei cromosomi continuando a favorire il tumore.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Cell e potrà certamente aprire spiragli a nuove cure anticancro.

Pascal Chartrand spiega: “Probabilmente ci vorranno anni, ma questo è un importante primo passo. Questa nuova tecnologia ci offre dettagli a sufficienza sul modo in cui opera a livello molecolare un attore cruciale del cancro: è il primo passo verso lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche che ne blocchino l’attività”.

(Approfondimenti: Tracking cancer’s immortality factor)
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