Psicologia giocatore azzardo

In Italia i giocatori d’azzardo sono in continua crescita ed anche fra i giovani si diffonde il vizio per il gioco. Ma quali sono le cause della cosiddetta “ludopatia”?

Per ludopatia si intente una vera e propria dipendenza dai giochi, sia d’azzardo che elettronici.

I dati mostrano che in Italia vi è un primato europeo per l’alta percentuale di slot machine disponibili per abitante: si calcola siano una ogni 151 cittadini, mentre in Spagna una ogni 245 e Germania una ogni 261.

Personalità del giocatore d’azzardo

La psicologia del giocatore d’azzardo è studiata da parecchi decenni. Se ne sono occupati importanti psicoanalisti e neurologi come Freud e Bergler.

In verità, il gioco d’azzardo è molto radicato nella psicologia umana, tanto che se ne ha testimonianza in epoche remote ed interessa ogni stato sociale e culturale.

Dai vari studi effettuati sono nate anche diverse classificazioni. Guerreschi per esempio ha suggerito 6 tipologie:

  • giocatori compulsivi con sindrome da dipendenza;
  • giocatori inadeguati senza sindrome;
  • giocatori sociali costanti;
  • giocatori sociali adeguati;
  • giocatori antisociali;
  • giocatori professionisti non patologici.

Secondo alcuni dati si stima che ci sia maggiore incidenza negli uomini rispetto alle donne e che ne sono più interessati i familiari di persone affette da ludopatia.

Le caratteristiche psicologiche del giocatore d’azzardo sono state definite da più autori, ma riassumendo quelle più salienti, fra cui alcune rilevate in una ricerca dell’Istituto di fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro, pubblicata sul Journal of Neuroscience Methods, la persona ludopatica è caratterizzata da:

  • bassa apertura mentale;
  • bassa coscienziosità;
  • sfiducia nel prossimo;
  • tratti depressivi;
  • impulsività;
  • ricerca di emozioni positive;
  • irrequietezza e irritabilità;
  • incapacità di ritardare una gratificazione (fa fatica ad attendere una ricompensa e cerca gratifiche immediate);
  • comportamento antisociale (correlato a fattori genetici ed ambientali).

Oltre queste caratteristiche è stata riscontrata anche un’alterazione neurofisiologica; nei giocatori compulsivi vi è una modificazione nel rilascio di dopamina (neurotrasmettitore che regola le emozioni di ricompensa/gratificazione).

Infatti, nell’aspettativa di un ricavo generata dal gioco, si attiva una sollecitazione maggiore del rilascio di dopamina, che aumenta a sua volta la percezione di gratificazione.

Il giocatore d’azzardo è incapace di gestire lo stress

Secondo gli studi di Lightsey e Hulsey (2002), il giocatore d’azzardo ha scarsa capacità a gestire i problemi emotivi e della vita pratica. Nei periodi di stress non riesce a controllare la pressione emotiva e ricorre all’azione compulsiva per autoregolarsi.

Illusione di controllo nel giocatore d’azzardo e distorsioni cognitive

Secondo alcuni autori entra in ballo anche il concetto di illusione di controllo (Langer, 1975), ovvero un’aspettativa di successo personale sopravvalutata rispetto alle probabilità oggettive.

Langer è il primo che studia questo fenomeno e ne dimostra l’esistenza in alcuni soggetti.

In situazioni in cui è richiesta abilità, c’è un diretto legame causale tra comportamento e risultato, e la persona ha l’idea di avere il controllo. Ma, in situazioni in cui il risultato è affidato alla fortuna, il soggetto non può avere alcun controllo. Nel giocatore patologico questa differenza non è riconosciuta e permane l’illusione di controllo, dovuta ad una errata valutazione delle proprie abilità.

Quindi, il giocatore d’azzardo ha una visione distorta e commette errori di ragionamento in cui prevale esclusivamente l’irrazionalità.

Di fatti, secondo gli studi di Gilovich (1983), i giocatori sminuiscono i fallimenti ed esaltano i successi, giustificando le perdite come eventi casuali che potranno essere compensati con le future vincite. Si creano una sorta di “alibi” per continuare a giocare nonostante le evidenze dei fallimenti.

La ricerca di sensazioni forti ed intense

Ci sono altri filoni di pensiero, fra cui Zuckerman (1983) che è stato il primo a notare che alcune persone con un livello più basso di risposta ad uno stimolo (in psicologia si definisce “arousal” = stato di eccitazione temporaneo), hanno bisogno di sensazioni più forti per raggiungere il livello di arousal ottimale.

Sono i soggetti che amano il rischio e tutte le situazioni che inducono sensazioni molto intense ed inconsuete, come assumere sostanze stupefacenti, giocare d’azzardo o praticare sport estremi.

Sono invece intolleranti verso la routine, la noia e diventano irrequieti se mancano i forti stimoli.

In pratica, i giocatori d’azzardo possono rientrare anche in questa tipologia di soggetti definiti “ricercatori di sensazioni“.

Ludopatia come malattia riconosciuta

Il Ministero della Sanità ha riconosciuto la dipendenza da gioco come una malattia. Per rientrare nella fattispecie si devono analizzare nel soggetto le principali caratteristiche che consistono in:

  • graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco;
  • conseguenze sulla vita sociale causate dal sempre maggior tempo dedicato al gioco, che porta a sua volta ad una degenerazione nei vari ambiti della vita: famiglia, lavoro, salute;
  • comportamenti compulsivi: ogni momento della giornata viene organizzato in modo da “tentare la fortuna”, fino ad arrivare a sperperare grosse somme di denaro, creare debiti alla ricerca ossessiva di una vincita.

Se un familiare o un amico manifestasse tali comportamenti compulsivi, si può cercare di aiutarlo indirizzandolo verso un professionista (psicoterapeuta, psicologo, psichiatra o medico di base).

(Fonti bibliografiche:  
- 7 Caratteristiche della persona predisposta a ludopatia
- Ricerca del CNR sul gioco d'azzardo in Italia 2017
- Psicopatologia del gioco d'azzardo: uno studio preliminare su un campione di Giocatori d'Azzardo patologici
- Meccanismi psicologici sottesi al gioco d'azzardo).
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