Storia dei Tre Setacci

La storia dei Tre setacci di Socrate è estratta da un libro di Dan Millman e racconta:
“Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza.

Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
“Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?”

“Un momento“, rispose Socrate, “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.”
“I tre setacci?”

“Sì“, continuò Socrate. “Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Io lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è VERO?”
“No… ne ho solo sentito parlare.”

“Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di BUONO?”
“Ah no, al contrario!”

“Dunque“, continuò Socrate, “vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È UTILE che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?”
“No, davvero.”

“Allora“, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, io preferisco non saperlo; e consiglio a te di dimenticarlo.“

Il significato della regola dei Tre Setacci

L’autore di questa parabola ha preso in prestito il nome del famoso saggio greco per trasmettere una morale che ci insegna a filtrare e discernere le dicerie altrui. In fondo, la storiella va dritta al punto nel far riflettere sulla futilità dei pettegolezzi e delle maldicenze.

Tenere a mente queste tre regole di verità di certo ci può solo giovare, sia ad allontanare chi gode a parlare a vanvera, sia a tenere la nostra mente sgombra da inutili notizie che raccontano falsità.

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Non alimentare discorsi insensati è un consiglio saggio che andrebbe sempre messo in pratica.

Per qualche verso, questo “test dei tre setacci” ha un che del metodo scientifico, in cui i dati incoerenti o non necessari vengono scartati per giungere ad un risultato corretto.

E’ un tema molto attuale anche nel campo delle informazioni, infatti la capacità di selezionare le notizie e scegliere fra quelle vere e le “bufale” richiede dei criteri di valutazione ben precisi.

Farsi delle buone domande prima di prendere per buono quello che si sente o si legge dalle diverse fonti a cui siamo esposti e da cui veniamo bersagliati, è indispensabile per sapersi districare in quest’era digitalizzata.

Se non vogliamo subire passivamente l’aggressione delle notizie “imbufalite”, dobbiamo per forza filtrare con un po’ di buon senso per salvarci dalla disinformazione.

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